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Isernia, Cassazione conferma condanna per tentata concussione all'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate

2025-04-20 12:40

Redazione

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Isernia, Cassazione conferma condanna per tentata concussione all'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate

Era stato condannato in primo e secondo grado alla pena di 2 anni e 8 mesi di reclusione

Era stato condannato in primo e secondo grado alla pena di 2 anni e 8 mesi di reclusione

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ISERNIA - 19 Aprile 2025 - La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a due anni e otto mesi di reclusione per Domenico Riccio, ex direttore dell'Agenzia delle Entrate di Isernia, nell'ambito dell'inchiesta per tentata concussione condotta dalla Procura pentra. I giudici della Suprema Corte (sesta sezione penale) hanno rigettato il ricorso presentato dal 51enne di Venafro, rendendo definitiva la sentenza di condanna già emessa nei precedenti gradi di giudizio.

Riccio era stato condannato in primo e secondo grado alla pena di 2 anni e 8 mesi di reclusione. La sentenza definitiva prevede inoltre la pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell'interdizione perpetua di contrarre con la pubblica amministrazione. L'ex direttore è stato anche condannato al risarcimento delle parti civili, rappresentate dal commissario giudiziale Vincenzo Maddaloni (assistito dall'avvocato Aldo Moscardino) e dall'Agenzia delle Entrate, il cui ammontare sarà liquidato in separato giudizio, oltre al pagamento delle spese processuali.

Come si ricorderà, Domenico Riccio fu arrestato il 6 aprile del 2022 al termine di un'indagine congiunta condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Isernia e dalla Guardia di Finanza della sezione di polizia giudiziaria della procura.

Le indagini avevano accertato che Riccio, sfruttando il suo ruolo di direttore provinciale dell'Agenzia delle Entrate, aveva tentato di ottenere un milione di euro dalla Dr Motor Company srl di Macchia d'Isernia (la vecchia società del gruppo Dr), all'epoca in concordato preventivo. In cambio di tale somma, l'ex direttore si sarebbe offerto di intervenire per ridurre l'esposizione debitoria del gruppo automobilistico nei confronti dell'Agenzia delle Entrate.

A denunciare la richiesta di tangente fu lo stesso commissario giudiziale, che riferì l'accaduto agli inquirenti. Le successive indagini, supportate anche da accertamenti tecnici, confermarono il quadro indiziario a carico di Riccio, portando ora alla definitiva condanna sancita dalla Corte di Cassazione.